“L’Albero” che è in Noi

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Noi esseri umani siamo come gli alberi: radicati al suolo con una estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene. Se sradichiamo un albero le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’astrazione senza vita.” (Alexander Lowen)

psicoterapeuta montecatini

alberoL’albero è uno dei simboli mitologici, religiosi e esoterici più importanti fin dalle antiche civiltà.Dall’immagine biblica dell’Albero della Vita alle parole di Alce Nero, il mistico Sioux che lo rappresenta al centro del cerchio del mondo, l’albero costituisce un’immagine universale e archetipica, un simbolo potente che vive e si moltiplica, nello spazio e nel tempo, in un’infinita varietà di forme.L’Albero della Vita, tra le sue varie simbologie, costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabala ebraica. È un diagramma costituito da dieci entità, chiamate Sefirot, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro.

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I tre pilastri dell’Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l’Amore (destra), la Forza (sinistra), e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche “via regale”, ha in sé la capacità di unificare gli opposti.

Senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male (quello biblico). I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d’opposti presenti nella creazione.
La via che conduce all’Albero è guardata da una coppia di cherubini, due angeli armati di una spada fiammeggiante, che possiedono l’uno un volto maschile e l’altro un volto femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell’esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza.
Questa simbologia è molto vicina al lavoro dello psicoterapeuta.

La compassione, da cum-passus, indica la capacità di partecipare al dolore degli altri con amore e distacco. Se siamo in sintonia con il nostro cuore, se abbiamo avuto la forza di compatire noi stessi per le nostre fragilità e miserie allora possiamo davvero aiutare qualcun altro, perchè siamo liberi dal giudizio.

Una leggenda antica introduce un altro elemento fondamentale per uno psicoterapeuta: la resa, che per la bioenergetica è una resa al corpo.

Si narra che un medico giapponese, Shirobei Akyama, dopo aver studiato le tecniche di combattimento e la medicina tradizionale cinese non avendo ottenuto il risultato sperato, si recò in meditazione nel tempio di Daifazu, dove restò per oltre 100 giorni chiedendo aiuto al dio Tayunin.

Uno di quei 100 giorni ci fu una abbondante nevicata. Tutta questa neve era riuscita a spezzare i rami degli alberi più robusti lasciandoli spogli. Solo un albero era rimasto intatto. Un albero dai rami flessibili. Un salice! Ogni volta che la troppa neve minacciava di spezzare questi rami flessibili essi si flettevano e lasciavano cadere la neve in modo da potersi fare carico di nuovi pesi.

Il medico apprese da questo episodio il concetto di non resistenza, che conduce alla cedevolezza.

Il significato di questa leggenda è molto profondo.

Il salice è per i cinesi il simbolo di immortalità, come la quercia per l’antica Roma e il ramo d’oro per i celtici.

Assumiamo che l’anima del nostro corpo, ossia il nostro cuore; quello stesso cuore che ritrovato ci risveglia il dono della compassione; è immortale. Possiamo fare qualsiasi cosa per nascondere l’essenza del nostro cuore, ma non possiamo cambiarla.

Anche se riuscissimo a non entrare mai in contatto con il nostro centro, esso è presente e non perde la sua identità energetica che è una luce potente.

Il contatto con il nostro cuore ci permette di poter mettere in dialogo cielo e terra. Il salice prende i doni soffici dal cielo, i fiocchi di neve, e attraverso il suo tronco-corpo, li offre alla terra.

Simbolo di vita in continua evoluzione, in ascensione verso il cielo, l’albero evoca in questo senso il simbolismo della verticalità. Contemporaneamente rappresenta il carattere ciclico dell’evoluzione cosmica, morte e rigenerazione.
L’albero mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano la profondità in cui affondano, la superficie della terra, per il tronco e per i rami e, infine i cieli per i rami superiori e la cima attirata dalla luce del sole.

Gli studiosi delle religioni parlano dell’albero cosmico come asse del mondo.

Le implicazioni cosmiche dell’albero, quale colonna e asse del mondo, tornano a dire, nelle fantasie e nei sogni dell’uomo moderno, la necessità di recuperare le dimensioni archetipiche che albergano in noi.

L’albero diviene allora, per l’uomo, strumento di contatto con la vita; con l’essenza della vita che è l’esserci nella nostra totalità.

Esserci mettendo in dialogo cielo e terra, mascile e femminile, luce e ombra, mente e corpo: è l’ essenza della Bioenergetica.

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