Il Sogno che Guarisce

musamusa

“Quando albeggia lo stato del sogno, non giacere nell’ignoranza come un cadavere.

Entra nella sfera naturale della stabile presenza. Riconosci i sogni e trasforma l’illusione in luminosità.                                 

Non dormire come un animale.Pratica in modo da unificare il sonno e la realtà.”

(Versi buddhisti)

 

Non è mai tardi per vivere i nostri sogni.

Si può parlare di sogni e viverli partendo da innumerevoli prospettive.

La psicologia si è avvicinata a questo scrigno in diversi modi e tenendo presente diversi tipi di sogni:

C’è il sogno terapeutico ad esempio, che risana parti di sé ancora ferite.

Il sogno terapeutico è stato inteso nella storia della psicoanalisi e della psicoterapia in modi molto diversi. Il mio modo di concepire i sogni e di lavorarci fa riferimento a un insieme di concetti semplici di cui hanno parlato diversi autori: da Jung, a Castaneda, a Jodoroswky, che hanno in comune l’attenzione alla saggezza delle tribù primitive. Una lettura così ampia e aperta si unisce a quelle che sono le direzioni che  hanno preso i miei studi: la bioenergetica e la psicobiogenealogia.

Il sogno terapeutico all’interno di questa ampia cornice, non è più inteso soltanto come quel sogno che rende consapevole attraverso un’analisi dei simboli il deficit della persona. Questa ormai è solo una parte, anche se molto importante, del lavoro che uno psicoterapeuta debba fare sui sogni. Già  Jung, dopo aver dedicato la vita allo studio della simbologia, era arrivato a comprendere che spesso il lavoro non consisteva più nello spiegare il sogno ma nel continuare a viverlo in stato di veglia…insieme… per capire dove ci porta. A viverlo e comprenderlo con la propria interezza immergendovisi con il proprio corpo emotivo, mentale ed energetico.

Questo punto di arrivo sottolinea un altro aspetto fondamentale nella psicoterapia: la relazione tra due persone, tra due menti, due cuori, due anime e due corpi. Il terapeuta e il paziente viaggiano insieme seguendo il flusso energetico ed emotivo che tra loro si crea.

Molte volte si può lavorare sul sogno semplicemente accettandolo come un atto psichico che si è compiuto. Che vuol dire? Vuol dire che non c’è bisogno che se ne parli, che si svisceri perché sognandolo abbiamo già compiuto l’azione ripartiva; la simbologia del sogno ha già dato le informazioni necessarie alla nostra coscienza più profonda. L’azione incompresa che ripara è in realtà incompresa solo alla luce della nostra mente, mentre il nostro corpo emotivo e il nostro nucleo vitale hanno raccolto perfettamente le informazioni.

In pratica se nella psicoanalisi tradizionale non si fa altro che tentare di decifrare e interpretare con il linguaggio convenzionale i messaggi che l’inconscio ha inviato, ciò che accade, se siamo in grado di fermarci, ascoltare profondamente il sogno e renderci conto che è in sé un atto, è che esso invia messaggi all’inconscio usando il suo stesso linguaggio, i suoi simboli.

L’inconscio infatti scambia i simboli per realtà!!! Questa dimensione profonda di riparazione che era ovvia e nota alle polazioni primitive si è persa nella nostra cultura.

Questa stessa coscienza emotiva è ciò che man mano che ripariamo creerà il pensiero, quindi porterà all’ultimo stadio di coscienza: una coscienza risvegliata, che scopre la possibilità di un pensare più plastico.

A volte il sogno è un ammonimento. Ci indica in che cosa ci stiamo tradendo e ci ammonisce perché possiamo prendere in mano la situazione e consapevolmente modificarla.

A volte è una premonizione. Come Jung stesso diceva, la premonizione non è nulla di sovrannaturale. E’ parte della natura più autentica e primitiva dell’uomo. Noi conosciamo, grazie per lo più alla memoria implicita pre-verbale, ossia quella registrata nel nostro corpo, tutto ciò che è stato, che è e che sarà. Questo nucleo interiore ci guida se glielo consentiamo a una lettura della vita e dell’ambiente con cui interagiamo molto immediata, in cui i segnali vengono captati dal nostro corpo che vi reagisce e ci porta a reagire nella maniera più appropriata possibile per noi.

Chi lavora con i sogni allora deve tenere presente i vari livelli a cui un sogno si può riferire,e questo  per non creare rotture o blocchi al processo del sognatore, senza riconoscere che essi appartengono a noi e non a chi abbiamo di fronte.

Se il terapeuta non ha lavorato e non lavora sul proprio universo onirico, tenderà a farsi dominare dalla paura che il sognatore risveglia in lui e a tarpare le ali del processo in atto con interpretazioni forzate, in cui tutto deve essere spiegato e non c’è resa a noi stessi.

Il senso più profondo di tutto questo è rintracciabile nella consapevolezza che il nostro mondo onirico può una volta che ci affidiamo e ci arrendiamo ad esso, ma senza farcene travolgere,  diventare il nostro mondo reale.

Mi spiego meglio. E’ un po’ il senso più profondo di quello che sia Castaneda che Jodorowsky chiamano sogno lucido, in cui si è coscienti che si sta sognando e questa consapevolezza ci da la possibilità di lavorare in maniera lucida sul sogno. Per arrivare ad avere un sogno lucido si devono vincere una serie di difficoltà che sembrano delle vere e proprie prove di iniziazione, superate le quali si diventa padroni e signori dei propri sogni.

Entrare nei nostri sogni, traducendo la metafora precedente, significa lasciare andare i nostri pregiudizi e le nostre sovrastrutture per imparare a conoscere la parte più profonda di noi, per incontrare la nostra divinità interna, il nostro nucleo vitale.

Qui riscopriamo la ricchezza dei nostri simboli e di quali immagini usiamo per ricreare vecchi archetipi. Riscopriamo quali sono le emozioni e le reazioni; sintetizziamo la nostra storia e il nostro futuro imparando a restare lucidi e tutto questo ci conduce a diventare protagonisti di questo mondo, che diventa il nostro mondo reale. Il che non significa che viviamo in un mondo di sogno nel senso di un mondo illusorio, ma che viviamo guidati dalla parte più autentica e integrata di noi, di cui siamo consapevolmente padroni e responsabili.

 E’ il poter vivere pienamente ogni aspetto di noi: la nostra ombra, la nostra anima, il nostro animus e il nostro vero Sé.

Se noi ci muoviamo nel mondo e nella relazioni mossi da meccanismi che non riusciamo a scardinare perché ormai automatici, possiamo usare il sogno lucido ad esempio nelle meditazioni guidate per cambiare, al livello delle immagini che partoriamo, lo scenario, il contenuto del sogno stesso. Possiamo usare il nostro corpo e il suo linguaggio nei movimenti per far emergere e per modificare dal profondo. L’inconscio parla un’altra lingua che è quella dell’azione e dell’immagine.

E’ questo molto più immediato nei suoi effetti di un’elaborazione di ciò che ci muove. In qualche modo quindi la vita corrisponde all’immagine che ce ne siamo fatti.

I sogni ci aiutano quindi a individuarci nella realtà, dove l’individuazione rappresenta la resa all’inconscio, al corpo, al cuore…significa “solo” che si deve, con sincerità e devozione vivere la nostra vita.

Quel sogno inconscio che è la nostra vita deve diventare un sogno lucido.

Quanto più ci si avvicina al sogno tanto più la leggenda personale comincia a diventare la vera ragione di vivere.

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